Dossena: «C’è un fondo per salvare i calciatori, perché AIC non lo utilizza?»

by Redazione Cronache

Giuseppe Dossena, ex calciatore facente parte del comitato promotore per Marco Tardelli presidente dell’AIC, ha parlato a Sportitalia della situazione legata all’emergenza che sta colpendo i calciatori più in difficoltà e le serie minori.

LA SITUAZIONE – «Stiamo arrivando a un traguardo. L’AIC ha due risorse importanti: una fa riferimento al contratto delle Figurine Panini, l’altro fa riferimento al patrimonio dei fondi di fine carriera. Poniamo il caso che, a campionato ripreso, i proprietari di Panini decidano che l’almanacco e l’album non hanno più mercato. L’AIC entrerebbe in gravissima difficoltà: oggi vive essenzialmente di questo contratto. Tutto ciò lo spende per la propria burocrazia, e per qualche servizio chiaramente. Non è sufficiente per rimanere in vita».

LA PROPOSTA DI TARDELLI – «Mi accodo a Tardelli. L’AIC non si è posta per difendersi da emergenze come questa: se spendi tutto quello che incassi per gestire tutta la macchina burocratica, non stai facendo il tuo mestiere. Spese, stipendi, trasferte: noi riteniamo eccessivo tutto questo. Ci sono sessanta persone impiegate, lo riteniamo eccessivo. Nel momento in cui ti devi appropriare del ruolo di sindacato, vieni delegittimato dalle tue azioni se dici ‘andate voi a trattare i vostri stipendi con i club’. Ma è possibile mettere in imbarazzo giovani di Serie C o D per andare a parlare con le società? Tutti hanno davvero la forza di negoziare i propri stipendi con i presidenti? Ci sono ragazzi giovani, calciatori che vorrebbero rimanere o in scadenza… con quale stato d’animo vanno a dialogare?».

LA SOLUZIONE – «Tardelli indica la strada: c’è un fondo destinato alle emergenze, sarebbe stato un gesto di distensione anche verso presidenti e leghe. Se l’AIC si pone positivamente con i club, può trattare sui mesi da pagare da parte dei presidenti, e la differenza l’avrebbe messa proprio l’AIC. Lo statuto parla chiaro: un intervento darebbe modo anche alle controparti di non prendere posizioni nette. I calciatori sono pronti a fare un sacrificio, ma non si possono chiedere solo sacrifici agli altri. Nel 2018 il fondo aveva 8 milioni e 300 mila euro, intanto potremmo pagare una mensilità. Con il milione proposto si fa poco».

I CALCIATORI – «La superficialità che accompagna la nostra professione è tanta, i calciatori devono riappropriarsi della vita e delle scelte. Da ora in poi diventa fondamentale essere informati, conoscere il territorio nel quale ci si muove e le persone che devi incontrare. Serve chiarezza: tanti calciatori la vorrebbero, piuttosto che firmare contratti fantasma. Sono persone orientate al sacrificio e al successo, ma dobbiamo essere chiari senza illudere nessuno. C’è la vita oltre il calcio e avrebbero pari opportunità nel mondo del lavoro».

CALCIO FEMMINILE – «Iniziamo a garantire gli stipendi che verranno a mancare. Mettiamoci in condizione di creare il circuito professionistico per le calciatrici: non possiamo dare loro lo status senza avere basi da garantire. Dobbiamo costruirle e dare loro certezze con progetti e l’aiuto di tutti».