Mariupol, il club che non esisteva più riparte a 300 chilometri da casa

by Francesco Pietrella
Mariupol

Sui muri di Mariupol è comparsa la lettera “I”. Solo una I. Dipinta di bianco e in bella vista. Da qualche giorno è sui monumenti, sulle abitazioni, sulle panchine, ovunque. Da qui la domanda: “I” sta per? Intanto è una lettera dell’alfabeto cirillico, e sta per resistenza. La usano un gruppo di attivisti ucraini chiamati «The Yellow Ribbon». A luglio hanno lanciato una sorta di campagna «I contro Z», in contrapposizione al simbolo dell’invasione russa. Mariupol è sotto il controllo dei russi e fa parte de facto della Repubblica Popolare di Doneck, ma nonostante tutto resiste. 

Scappare da Mariupol

Qui entra in gioco il pallone, perché il Football Club Mariupol non esiste più. L’account Instagram del club era diventato un manifesto di denuncia contro i bombardamenti dei russi. Dallo scoppio della guerra non aveva postato più nulla riguardo il calcio, ma con l’occupazione della città e l’ingresso nella nuova Repubblica, di pallone non si è parlato più. Impossibile fare altrimenti. Andriy Sanin, ormai vice presidente del club, ha raccontato ciò che ha passato la città in un’intervista a La Presse: «Dopo i primi bombardamenti siamo rimasti senza elettricità, acqua e gas. I negozi di alimentari sono stati chiusi. Sono andato nei villaggi vicini a chiedere aiuto. Per bere acqua abbiamo sciolto la neve. Io e la mia famiglia abbiamo dormito in quattro in una stanza. ‘Se una bomba ci colpisce andremo in cielo insieme’, ci dicevamo». 

Il cambio di nome

Andriy è scappato in auto verso Zaporizhzhya. Un viaggio di dieci ore interrotto da controlli e autocarri lungo la strada. «La città è distrutta. La nostra casa è stata rasa al suolo». La squadra, invece, sta provando a ripartire. Il Mariupol FCS è il nuovo club della città, anche se ovviamente a 300 chilometri da casa, vicino Kiev. L’impianto di casa è il Dinaz Stadium del Dinaz Vyshgorod, una squadra di seconda divisone che ha prestato lo stadio ai ragazzi di Mariupol. Già noto come FC Yarud, il club ha cambiato nome per dare voce alla città. Attualmente gioca in seconda divisione. 

La decomunistizzazione

L’allenatore, Oleg Krasnopyorov, ha giocato insieme al Papu Gomez nel Metalist Kharkiv, in un tempo in cui in città c’erano guardie armate di mitra. Parola dell’argentino, scappato via dall’Ucraina nel 2014. Krasnopyorov ha giocato diversi anni nel vecchio Mariupol, noto come Illichivets Mariupol fino al 2017. La società fu costretta a cambiare nome per via del processo di ‘decomunistizzazione dell’Ucraina’ iniziato dopo la rivoluzione di Euromaidan del 2014. Alcuni club hanno cessato di esistere proprio per questo. La ‘I’ sta per rinascita, ribellione, resistenza, le tre ‘R’ che potrebbero dare una svolta, almeno a livello morale. Le truppe ucraina stanno riconquistando terreno giorno dopo giorno. I russi indietreggiano. La guerra durerà ancora a lungo, ma il Mariupol sogna di tornare a casa.