La storia di Ramen Cepele: «Dall’Inter all’esordio con l’Albania a 17 anni, poi i problemi»

by Giacomo Brunetti

A soli 17 anni, 7 mesi e 22 giorni è diventato il più giovane esordiente nella storia della Nazionale albanese. Ha giocato nell’Inter, ha condiviso lo spogliatoio e la difesa con Giorgio Scalvini e adesso, a soli 20 anni, gli è passata la carriera davanti. Ramen Cepele quando racconta il percorso che lo ha portato fin qui, al periodo di stop forzato, è lucido come se raccontasse un film appena terminato. Per il suo rientro in campo, però, manca ancora qualche scena.

«Fino a 10 anni ho giocato nella squadra della mia città, poi sono andato alla Liventina, a 30 km da casa», ci spiega. La storia è ambientata in Veneto. «Inizialmente non mi volevano, poi mio padre gli disse: ‘Se non volete vederlo, lo porterò a fare un provino al Montebelluna, la squadra rivale’. Si convinsero a prendermi per una settimana di prova, dopo un giorno mi fecero firmare. La Liventina è associata all’Inter, e dopo 4 anni passati a viaggiare dopo scuola fino al campo e arrivando la sera a casa, sono andato in nerazzurro», dove entra in convitto e nella rosa dell’U-15.

Il trionfo nel settore giovanile dell’Inter

È subito un successo: «Gioco titolare e vinciamo lo Scudetto di categoria. C’erano Gnonto, Casadei, sono stati 3 anni bellissimi. Nella seconda stagione siamo arrivati in finale Scudetto ma abbiamo perso contro l’Empoli». Durante l’annata tricolore, viene chiamato anche dalla Nazionale u-15 italiana, dove esordisce affrontando l’Olanda.

Dopo due anni idilliaci, arriva la promozione diretta in U-18, senza passare dall’U-17. «Giocavo, poi piano piano sono girate delle voci sul mio contratto, che c’era la possibilità che io me ne andassi, e sono tornato con l’U-17», ma con il primo lockdown a marzo 2020 il campionato si ferma. «Il mio agente all’epoca era Raiola, non firmai inizialmente in vincolo con l’Inter, non eravamo convinti», e Ramen dentro di sé ha il sogno di provare l’esperienza all’estero. In quei mesi, gioca con la fascia di capitano in Nazionale u-17 e segna 2 reti in 3 partite da difensore centrale.

«Se avessi firmato il vincolo, sarei andato in Primavera. Invece la terza stagione all’Inter la inizio in U-18». Ma in quelle settimane, la sua vita è destinata a stravolgersi: «Riceviamo a casa la visita di Edy Reja, commissario tecnico dell’Albania. Mi chiede se voglio giocare per la mia patria, che mi avrebbero portato subito in Nazionale maggiore». Torna una seconda volta con le carte: è tutto pronto. «Era un sogno, non ci credevo», e a settembre arriva la prima convocazione. «Ero passato dall’Inter, dove giocavo con i miei amici, al calcio dei grandi. Un’esperienza fantastica».

Cambiano le prospettive

E con il contratto con i nerazzurri ancora non firmato, si aprono le porte per l’estero: «Avevo cambiato procuratore, si erano avvicinati in due e gli dissi: ‘Chi mi porta per primo una proposta da fuori, firmo’». Destinazione Hannover: «Mio padre e mio fratello andarono a visitare le strutture, mi inviarono video e foto. Ci convincemmo». Anche con una convinzione: «In Italia, rispetto alla Germania, per un giovane è più difficile emergere». Uno stadio da 50mila spettatori, la prospettiva di andare poco dopo in Prima Squadra (che militava in seconda divisione tedesca, ndr) e un percorso stimolante per trasformare un sogno in realtà: «Essendoci stato il Covid, quell’anno c’era il mercato prolungato oltre l’estate. Uno degli ultimi giorni ho firmato e sono partito, lasciando l’Inter».

I suoi compagni erano curiosi della scelta. L’esordio con la Primavera va alla grande: vittoria per 6-1. Tutto sembra andare nel verso giusto. «A ottobre, l’Albania mi chiama ancora. C’è da giocare la Nations League contro Kazakhistan e Lituania». A novembre, ancora una chiamata: «Qui arriva la notte più bella e allo stesso tempo più brutta della mia carriera. L’esordio in Nazionale: il giorno alle 11 mi venne detto dopo le palle inattive: ‘Stasera sei titolare’». Diventa il più giovane a vestire la maglia della sua Nazionale e tutti gliela mettono sul ridere: «Dai alla grande, mi raccomando, gioca come sai!».

È però l’inizio di un calvario.

«Quella sera accuso un fastidio al piede. Lo chiamavano fascite plantare».

Una roba da poco. Appena torna, l’Hannover gli comunica che è stato promosso in Prima Squadra.

Tutto sembra andare nel verso giusto. Clamorosamente sta bruciando le tappe.

«Ma continuavo ad avere problemi al piede». Inizia alcune terapie, ma fatica a camminare. Rientra in Primavera dopo qualche giorno per farsi curare. Passa un mese e mezzo, e tra un trattamento e l’altro, inizia la pausa di dicembre. «Al rientro, torno in Prima Squadra. Pensavo di stare abbastanza bene. Ma i ritmi erano totalmente diversi, un cambiamento enorme: dopo una settimana sento tirare la gamba e mi fermo. Ci sta, un calcio più duro con abitudini diverse». Si ferma per 3 settimane, ma al rientro nel marzo 2021 il Covid crea ancora problemi. C’è anche la Nazionale, che dovrebbe giocare contro l’Inghilterra: «Ma essendo fermo da diverso tempo, Reja mi comunica che per questa volta non mi avrebbe chiamato». Anche perché c’era un suo compagno positivo e tutto l’Hannover era stato isolato: «Alla fine abbiamo scoperto che era un falso positivo». Torna in Primavera perché «mi dissero che non ero ancora pronto».

Il percorso a ostacoli

«Mi sentivo bene, arrivò anche la chiamata dell’U-21 dell’Albania. Stavolta, sento problemi al tallone. Non riuscivo a camminare, rimango fermo due mesi. Poggiavo solo la parte anteriore. In estate, inizia la nuova stagione e io sono ancora fermo. Rientro forse un po’ troppo prima, il mister mi voleva, ma io sento ancora dolore. I primi 6 mesi, però, li faccio bene e da titolare. A dicembre ho ancora dei fastidi e prendo pure il Covid», continua Ramen: «Al rientro, sto ancora peggio, sempre un dolore ai piedi. Iniziamo una nuova cura, sto fermo da gennaio fino a luglio 2022. Salto tutta la seconda parte di campionato. Trattamenti, onde d’urto, ricerca di scarpini adatti. Da non riuscire a camminare, ora lo facevo senza problemi».

Viene quindi inserito nella rosa della formazione u-23 per la stagione successiva. Nella seconda squadra del Club, perché adesso è troppo grande per la Primavera ma non ancora pronto per la Prima Squadra. Deve recuperare: «Dopo 7 mesi di inattività, riprendo e mi strappo. Quando ero all’Inter, non avevo mai avuto problemi. Pazzesco! Adesso facevo fatica a tornare in campo. In sostanza, ho passato tutta la stagione alternandomi tra campo e infermeria. Fastidi su fastidi. A fine stagione, non arriva il rinnovo».

È l’estate del 2023. Ramen torna a casa, in Italia, a Conegliano Veneto. E si affida a Giuliano Poser, medico che in passato ha curato anche Lionel Messi. «Sono andato da lui 3 volte e mi ha spiegato che, secondo il suo punto di vista, un’infezione allo stomaco mi ha portato ad avere problemi ai piedi e conseguentemente a sovraccaricare le cosce e tutto il resto». Da 6 mesi si sta curando, è svincolato e attende la chiamata: «Voglio tornare in Germania». Il sogno di un ragazzo che i problemi fisici gli hanno provato a strappare. Ramen Cepele è un classe 2003, ha indossato la fascia dell’Italia in U-16 ed esordito giovanissimo con l’Albania. Ha 20 anni e tutto il tempo per riprendere da dove ha lasciato. Ha ancora un gruppo con gli amici dell’Inter in convitto: «Ho visto Fabbian diverse volte quest’estate, abitiamo vicini. E lo scorso dicembre sono stato da Gnonto per vedere la partita contro il Manchester City». Con l’augurio di vedere presto anche lui su quei palcoscenici.