Scherzi in spogliatoio e maledizioni europee: il Parma dei record

by Redazione Cronache

Il dodici maggio non è un giorno come gli altri. Almeno, non per i tifosi del Parma e per gli appassionati di calcio. Vi ricorda qualcosa le parole chiave Coppa Uefa?

Annata storica

Era la stagione 1998-1999, l’anno del debutto di Malesani sulla panchina del Parma e l’ultima vittoria della Coppa Uefa da parte di un club nostrano. Un cammino, quello dei ducali in Europa, incominciato con una sconfitta contro il Fenerbahçe poi cancellata da un ribaltone al ritorno – tre a uno per il Parma – fino alla vittoria finale ai danni del Marsiglia. Nel mezzo, squadre come Wisla Cracovia, Rangers, Bordeaux e Atletico Madrid rispedite a casa una dopo l’altra.

La formazione della finale

Ventuno anni fa, il 12 maggio del 1999, andava in scena la finale storica tra Parma e Marsiglia per mettere le mani sul trofeo della Coppa Uefa. Un 3-0 che cancellò ogni dubbio sulla supremazia delle due squadre in campo: due reti nel primo tempo, la terza alla ripresa per chiudere definitivamente i giochi. Furono le magie di Crespo, con il pallonetto ad aprire il match, e i gol di Vanoli e Chiesa (senior) a riscaldare il gelo dello stadio Luzniki di Mosca. Sessantaduemila spettatori si gustarono ventidue campioni battagliare a colpi di genio e colpi di tacco l’ultimo atto di un cammino europeo durato mesi. Una formazione, quella del Parma, che se riletta adesso porta soltanto malinconia dei tempi che furono e che al giorno d’oggi non ci sono più. In porta Gigi Buffon, allora 22 enne, protetto da una diesa a tre con Fabio Cannavaro, Néstor Sensini e Lilian Thuram; a centrocampo, sugli esterni Diego Fuser e Paolo Vanoli, in mezzo il francese Alain Boghossian e l’italiano Dino Baggio; trequartista Sebastián Veron, con il compito di innescare la fantasia di Enrico Chiesa e Hernán Crespo. Il tutto condito dal 3-4-1-2 di mister Malesani.

Oltre l’Europa

Una squadra storica, quella del Parma, anche in campo italiano, non solo in quello europeo. Il quarto posto finale in Serie A, che regalò al club la qualificazione in Champions League, arrivò attraverso risultati straordinari persino con le big: contro la Juventus e le due milanesi, il Parma in quell’anno ottenne 15 dei 18 punti disponibili. Un rullo compressore, che negli anni ha portato ad un rimorso tra i tifosi e gli addetti ai lavori di quel tempo: il mancato scudetto, l’unico tassello assente di una stagione contornata anche dalla vittoria in Coppa Italia – ai danni della Fiorentina – e in Supercoppa Italiana – contro il Milan.

Come i grandi eventi, che si nascondono sempre sotto un velo di mistero, anche quei nove mesi calcistici lasciarono per sempre – o, almeno, fino a oggi – un record travestito da maledizione: ventuno anni dopo, nessuno degli undici calciatori in campo con la maglia del Parma è riuscito a sollevare la Champions League.

Lo spogliatoio

Come ogni annata che si rispetti, però, le fondamenta nascono e crescono nello spogliatoio. Parola di Luigi Apolloni, ex capitano del Parma che ha ricordato – al portale Gianlucadimarzio.com – come gli scherzi tra i compagni hanno costruito e saldato il rapporto giorno dopo giorno: «I sudamericani, soprattutto Asprilla e Veron, erano dei maghi dello scherzo: facevano sparire i vestiti, costringendoci a tornare a casa in accappatoio e ciabatte, o nascondevano le auto facendole portare via dal Tardini».