Spal, Di Biagio: «L’umore è pessimo com’è normale che sia»

by Redazione Cronache
di biagio spal

Luigi Di Biagio, allenatore della Spal, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di campionato contro la Roma.

RETROCESSIONE – «L’umore è pessimo com’è normale che sia. Non dormiamo molto e queste quattro partite dovremo comunque farle in maniera dignitosa, mettendo in ordine i pezzi e facendo la conta di chi sarà disponibile, al di là dei problemi fisici e delle energie psicologiche e fisiche che vengono a mancare. Abbiamo ancora un allenamento per valutare una situazione non molto piacevole».

BONIFAZI – «A livello di prestazioni, Bonifazi l’ho visto molto più attento e concentrato rispetto agli anni passati. Poi però i giudizi poi vengono capovolti quando si subisce un gol e per circostanze gli si danno responsabile. Una prestazione buona, condita da un errore più o meno grave, viene analizzata in maniera diversa. Lo stesso è successo a Vicari. Io continuo a pensare che possa ancora crescere e dare tanto al calcio. Starà a lui capire il suo reale potenziale».

ROMA – «Io non sto passando un bel momento perché mi interessa la SPAL e stop. Le ultime tre gare con Inter, Brescia e Roma hanno ripercorso quella che è stata la mia carriera da giocatore ed è normale che rivedere questa squadra mi fa sempre effetto, ma ora non posso che pensare a quello che sta accadendo a Ferrara».

ASSENZA DEL PUBBLICO – «La squadra ne aveva tante di motivazioni. Noi, come tutte le altre squadre, avevamo bisogno del nostro pubblico e magari di giocare una volta a settimana. Il contributo dei tifosi sarebbe stato fondamentale. Inutile parlare però di certe cose. Sono convinto che il lavoro intrapreso sarebbe stato quello giusto se si fosse giocato in una certa maniera. Sarebbe stato sicuramente diverso».

CASTRO – «Probabilmente è infortunato. Ieri si è fermato e ha un affaticamento muscolare. Valuteremo oggi insieme al dottore, ma non penso sarà disponibile».

MOTIVAZIONI – «Penso che questa squadra non abbia dimostrato fino in fondo il suo valore per una serie di motivazioni. Mi dispiace tanto perché nel momento in cui dobbiamo chiudere e serrare la nostra porta in un certo modo, ci impauriamo. Da una possibile vittoria con il Brescia ci siamo trovati a perdere in malo modo. Ci sono una serie di disattenzioni e di responsabilità che devono prendere i giocatori. Per quello che dimostrano in allenamento, ho detto che non posso rimproverare quello che fanno. Hanno sempre dato tutto, ma questo non basta. Per essere giocatori di livello, bisogna che ci prendiamo le nostre responsabilità e forse questo è mancato. Quando qui qualcosa non va, la colpa non va data solo ai calciatori o al sottoscritto. Qui c’è un problema che nasce dal primo luglio. Sono arrivato qua in una situazione catastrofica, con dieci giocatori che erano utilizzabili. Ho iniziato benissimo e poi quando siamo tornati dopo il lockdown non mi sono più ritrovato il direttore sportivo e una serie di personaggi che mi potessero proteggere. Questa non è una scusante, ma una realtà. Io ho le mie colpe, partono da lontano, ma bisogna che tutti si prendono le responsabilità: direttore, io, squadra. Dobbiamo sapere per bene come sono andate le cose, senno poi passiamo per quelli che non hanno lavorato bene».

ADDIO DI VAGNATI – «Quando un direttore prende un allenatore, ci crede e poi non c’è più, crea dei problemi. Oltre a Vagnati sono andate via altre persone in società. Ci siamo trovati smarriti e non lo nego, ma non è l’unico motivo per cui non siamo riusciti a fare risultato. Quando un direttore fa il mercato, crede in alcuni giocatori e in alcune cose e poi ci si ritrova senza riferimento, penso sia molto difficile. La squadra si è sentita smarrita sotto questo punto di vista».

FLOCCARI – «Sergio non penso debba avere la mia considerazione sul fatto di rimanere o no. Si dovranno fare una serie di valutazioni e le farà la società. Per quanto mi riguarda, la persona e il giocatore non hanno bisogno di commenti per la sua grandezza fuori e dentro dal campo. Floccari è stato ed è un esempio per la squadra, anche quando non lo mettevo in campo. Mi ha dato una grandissima mano, ha appoggiato i giovani e chi era in difficoltà. Quindi penso che questo basti a far capire il mio pensiero nei suoi confronti»