L’unica squadra di Haiti in attività è ai quarti della Champions americana

by Lorenzo Cascini
Violette

Appena arrivi a Port-au-Prince ti sembra di essere a Piazza Tienanmen nell’89 o nel Tohoku dopo lo Tsunami che ha colpito il Giappone nel 2011. Le modalità delle proteste per la mancata ripartenza sono più o meno le stesse. Per le strade infatti c’è l’intera popolazione di Haiti, scoraggiata e ferita dopo l’ennesimo sisma che ha messo di nuovo in ginocchio il paese. Ogni giorno da un anno a questa parte. E sa già non si erano ripresi dal terremoto del 2010 questa è stata la folata di vento decisiva che ha fatto crollare il castello di carte. Haiti è un’isola sprofondata e mai risorta. «We build back better» aveva promesso Bill Clinton dopo lo stanziamento dei 6 miliardi per la ricostruzione. Non è stato così. La crisi ovviamente ha colpito anche lo sport: il campionato è fermo da un anno e all’orizzonte non si vedono spiragli per riprendere a giocare.

Il Violette, «più del calcio»

Inquadrare il contesto politico e sociale del paese era doveroso anche per introdurre la situazione che sta vivendo il calcio ad Haiti e per raccontare la storia del Violette, la squadra della capitale che venerdì scorso ha compiuto una vera e propria impresa, qualificandosi ai quarti di finale della CONCACAF Champions League. Giocano le partite in casa in Repubblica Dominicana, non facevano una partita ufficiale da più di nove mesi, eppure agli ottavi di finale della hanno eliminato l’Austin FC, club di MLS. Vittoria 3-0 in casa e una gran resistenza al ritorno. Capolavoro e passaggio del turno nonostante il k.o. per 2-0. Un messaggio di speranza che penetra tra le macerie e la polvere e che fa sorridere, per qualche ora, un paese in ginocchio. «Più del calcio» ha scritto il club su Instagram al termine della partita, molti media l’hanno definita «una delle più grandi sorprese nella storia del calcio nordamericano, e non solo». Difficile dargli torto.

‘Se chiedessimo dei giocatori in prestito?’

C’è poi un’altra precisazione da fare sulla gara di ritorno. Il Violette è arrivato decimato negli Stati Uniti, dato che a dodici giocatori della rosa è stato negato il visto di accesso nel Paese. Pensavano di non riuscire a giocare, addirittura di non arrivare a undici. Poi una felice intuizione: ‘E se chiedessimo dei giocatori in prestito?’. 

Idea vincente. Il direttore sportivo si attiva e riesce a ingaggiare – con un contratto a breve termine – quattro calciatori amatoriali disposti a scendere in campo. Anche loro partecipano alla resistenza. Il Violette, forte del tre a zero dell’andata, va in campo a Austin in emergenza. Si difende, subisce 38 tiri, ma perde due a zero e passa il turno. Chi c’era la racconterà come una partita storica. Ad Haiti la ricorderanno per sempre.

Miche-Naider Chéry, il protagonista dell’impresa

Sono la prima squadra haitiana ad ottenere una vittoria da quando è stata istituita la CONCACAF Champions League nel 2008. Pagina di storia. Ma chi sono i giocatori? Vengono tutti da Haiti, con tre ragazzi che sono stati naturalizzati. Steveen Saba ha giocato a Montreal e ha la famiglia canadese, Shad San Millan ha invece fatto le giovanili del Getafe. Il protagonista contro Austin è stato però Miche-Naider Chéry, classe 1997, inserito anche nelle top 11 degli ottavi di finale della Champions. In copertina è finito il primo squillo: stacco di testa all’incrocio su cross dalla sinistra del dieci Louima, un esterno tutto dribbling e guizzi. Anche il secondo gol arriva di testa, sovrastando il difensore centrale. Gli valgono la palma di migliore in campo e il ruolo di centravanti nella formazione dei più forti del turno di qualificazione. Lui e altri dieci di MLS. Traguardo storico.