El Kaddouri a Cronache: «Via la cresta e la sfortuna. Torino il grande amore»

by Francesco Pietrella
Omar El Kaddouri

La prima notizia arriva dal look. «Via la cresta, ormai sono vecchio!». Il ragionamento fila: «Ho 31 anni e due bambini, non sono più un ragazzino, ora porto i capelli rasati a zero. Più facili da gestire». Omar El Kaddouri risponde da Salonicco come se davanti a lui ci fosse un amico. Parlare di Napoli, Torino, Empoli e vecchi ricordi gli fa questo effetto: «L’Italia è casa mia. Quando sono arrivato a Brescia era il 2009, mi paragonavano a Zidane e avevo 19 anni. Sai come funziona, no? Trequartista come lui, stesse movenze, ma tra di noi ci sono due oceani. Mai stato un presuntuoso io, anzi». 

Salonicco come Napoli

Dal 2017 gioca nel Paok, 145 partite e 10 gol. In nessun’altra squadra è stato di più: «All’inizio pensavo di restare un paio d’anni e poi tornare in Italia – racconta a Cronache – ma poi sai che c’è? I miei figli stanno bene, mia moglie pure, Salonicco è favolosa. Mi ricorda Napoli. Passeggi per le strade e percepisci, amore, caos, l’odore del cibo. Noi marocchini siamo cresciuti così. La gente ti vuole bene, quindi perché andar via? Ho rinnovato fino al 2023». Accanto a lui c’è Jasmin Kurtic, 18 gol in 41 partite: «Abbiamo giocato insieme a Torino, l’ho pressato per farlo venire». Se la ride: «Non pensavo potesse segnare così tanto, ma meglio per noi». Il Paok è secondo dietro l’Olympiacos e ai quarti di Conference, dove ha perso 2-1 l’andata a Marsiglia. Il gol che tiene in piedi il sogno l’ha segnato Omar: «Passare il turno è fondamentale». 

«Maledetta sfortuna»

Come la continuità. «Quando ho giocato mi sono fatto valere. Nel 2007, al Viareggio, stregai diversi club italiani. In primis l’Udinese. Giocavo nell’Anderlecht, avevo già l’aereo prenotato, ma all’ultimo si è inserito il Brescia. Ricordo una notte insonne in famiglia per decidere cosa fare, e alla fine decidiamo: Brescia». Destino: «Lì ho incontrato mia moglie e ho esordio tra i professionisti. Nel 2011/12 gioco una bella stagione in Serie B e firmo con il Napoli». Prima annata in panchina, poi arriva il Torino di Ventura: «Eh, da dove iniziamo? L’esperienza più bella della mia carriera. Un grande amore. Non ho mai giocato così bene, anche se spesso penso che avrei potuto fare di più in carriera. Ho avuto un po’ di sfortuna, mettiamola così. A volte ho sbagliato io, come andarmene dal Toro per tornare a Napoli, altre invece si è messa di mezzo la sorte».

Sliding doors di mercato

Un esempio: «A giugno 2016 mi voleva l’Atalanta. Era il primo anno di Gasperini, ultimo giorno di mercato, tutto fatto, ma il Napoli si impunta e dice no. Volevo andar via, ma Sarri mi convinse a restare. Il giorno dopo esce la lista Champions e io non ci sono: da lì abbiamo chiuso». La stima è rimasta però: «È un fenomeno, con lui ci siamo divertiti. Scaramanzia a livelli maniacali. Una volta a settimana passava da una porta invece che dall’altra e non toccava mai il pallone prima delle partite. Quando entravi nel suo ufficio c’era una cappa di fumo. Io e Reina ci divertivamo a imitarlo».

Aneddoti sparsi e imprese

Pillole da Torino, 9 gol e 76 partite in due anni. «L’impresa di Bilbao in Europa League è la fotografia di ciò che siamo stati. Nessuno credeva nella rimonta, tranne noi. Ventura disse solo ‘sapete ciò che dovete fare’. Ricordo il 3-2 al San Mames e i festeggiamenti in aereo L’anno prima ci eravamo guadagnati l’Europa grazie ai gol di Immobile e alle invenzioni di Cerci, ma anche grazie a me, D’Ambrosio, Glik…». Uno degli aneddoti più belli riguarda il polacco: «Dopo il derby vinto in casa con la Juve, 2-1 nel 2015, andiamo sotto la curva. A un certo punto prendo Kamil sottobraccio e gli dico ‘dai che stasera si esce, si festeggia’. Dietro di noi c’era Ventura! Non l’avessi mai detto. ‘Dove credete di andare? Tra tre giorni abbiamo una partita. E giù botte. C’è ancora un video su YouTube forte. Con il mister ho avuto un rapporto fantastico. Mi dispiace sia passato alla storia come quello che ha mancato la qualificazione al Mondiale in Russia. È un grandissimo allenatore». 

Via la cresta, poi si vede

L’El Kaddouri del Toro, purtroppo, non si è più visto: «A Napoli ho avuto la sfortuna – vedi? Torna sempre… – di avere davanti Callejon. Non saltava una partita. All’Empoli invece, nel 2017, gioco bene sei mesi ma retrocediamo in B. Avrei potuto fare benissimo. Infine il Toro: ero un titolare, ma in quei due anni ho avuto poche offerte dall’estero. Altri invece sono andati via: Immobile a Dortmund, Cerci a Madrid, Darmian allo United. Tornare al Napoli è stato un errore. Una volta ho anche distrutto una macchina fotografica a bordocampo. Avevo calciato fuori da due passi contro la Roma ed ero nervoso, mi dispiace. Tuttavia, in città mi sono trovato alla grande. Ho vissuto davvero bene e ho giocato con grandi campioni. Godersi Higuain l’anno dei 36 gol è stato favoloso, chapeau a lui». Omar saluta dopo mezz’ora di chiacchierata. In sottofondo si sente il vento di Salonicco: «Sto alla grande, vediamo che succede in futuro». Intanto via la cresta. Magari anche la sfiga.