La favola del Rayo Vallecano e del suo bomber che raccoglieva le pesche

by Redazione Cronache
Rayo Vallecano

Isaac Palazón Camacho, detto Isi, ha debuttato abbastanza tardi tra i professionisti: a 24 anni, nel 2018. È un peccato, visto che a 13 anni giocava nelle giovanili del Real Madrid, poi al Villarreal. Ma entrambi i club gli dissero che non era abbastanza bravo, così Isi tornò nella sua città: Cieza, 35mila abitanti in provincia di Murcia, dov’è nato nel 1994 e dove l’attività principale riguarda le pesche. Isi pensava di aver fallito col calcio: «Non avevo soldi. Un mio amico aveva un frutteto, gli chiesi di poter lavorare lì. Di mattina raccoglievo pesche, di pomeriggio mi allenavo. Mi ha aperto gli occhi, è stata una lezione d’umiltà. A Vila-real prendevo più di mille euro al mese, i calciatori vivono con mille sicurezze, all’improvviso ero tra ragazzi che vivevano alla giornata, spaccandosi la schiena per pochi soldi», racconterà a El País.

Cento euro a settimana: «Non sono un eroe, con quei soldi c’è chi si paga gli studi», dirà a El Mundo. Nel 2014, Isaac Palazón riparte da Murcia, poi Ponferradina, a gennaio 2020 lo acquista il Rayo Vallecano che grazie ai suoi 10 gol viene promosso ne LaLiga. L’anno scorso, 2 gol e 4 assist. Ora, 5 gol e 4 assist: Isi è il capocannoniere del Rayo, sorpresa di questo campionato spagnolo. Quando si alzava alle sette per raccogliere pesche, nettarine, albicocche…

 

Rayo Vallecano, sorpresa di Spagna

Il Rayo Vallecano è la sorpresa de LaLiga. Sesto in classifica, in zona Europa, dopo aver fermato Barça e Atlético e aver battuto 3-2 il Real Madrid di Ancelotti nel derby, a novembre. Il tecnico è Andoni Iraola, ex difensore basco leggenda dell’Athletic Bilbao con cui ha giocato 507 partite in 12 anni, fino al 2015. Nell’agosto 2020 prende il posto di Paco Jémez, porta il Rayo Vallecano in Liga, poi l’anno scorso al 12° posto in classifica e in semifinale di Copa del Rey dopo 40 anni. Esce col Betis di Pellegrini e Joaquín (poi campione), ma che favola, coi 10 gol di Sergi Guardiola. Ora, Iraola sta facendo meglio. Nel suo 4-2-3-1, l’ala destra è Isi Palazón e ci sono due talentini che a fine anno torneranno a Madrid: Fran García al Real, Sergio Camello (5 gol e 3 assist) all’Atlético. E ancora: le parate del macedone Dimitrievski – non l’ex milanista Diego López che a 41 anni gli fa da secondo – e Mario Suárez, che nel 2014 vinse LaLiga col Cholo. In attacco, con l’ex colchonero Radamel Falcao, c’è pure Raúl de Tomás: nel 2019 il Benfica lo prese per sostituire João Félix.

 

Il club della classe operaia

Il Rayo Vallecano viene fondato nel 1924 a Puente de Vallecas, uno dei 21 distretti di Madrid. Se inizialmente veste bianconero, negli anni ’50 si firma un accordo con l’Atlético Madrid e allora il Rayo cambia: addio maglie bianche, così simili al Real Madrid, e i Colchoneros in cambio prestano alcuni giovani a Vallecas. Il patto in realtà dura un solo anno, ma il Rayo mantiene il biancorosso e per questo stringe un’amicizia col River Plate, che in effetti ha gli stessi colori. Alle spalle delle due squadre di Madrid, il Rayo scopre La Liga solo nel 1977, ma senza continuità. Alterna anni di promozioni a retrocessioni, il tutto con una forte connotazione politica. Il Rayo è “el equipo de la clase obrera”, la squadra della classe operaia. Col St. Pauli, probabilmente è il club più di sinistra d’Europa. Calcio e marcato antifascismo, recita un famoso striscione: “Pequeño en lo deportivo, Grande en valores¡“. Parola d’ordine, resistenza. A livello urbanistico (Madrid tentò di inglobare Vallecas, da nord) e a livello politico, con la fama d’una strenua opposizione al regime franchista.

 

Contro razzismo e calcio-business

Il 29 settembre 2010, il Rayo Vallecano sciopera, in solidarietà con la classe operaia e le proteste nelle piazze in Spagna, dove la crisi economica s’aggrava. Il principale gruppo di tifosi del club, i Bukaneros – collettivo fondato nel 1992, «contro il razzismo e il business del calcio moderno»– dichiara lo sciopero generale: «Il capitalismo è in crisi». La recessione prosegue e nel novembre 2014 le banche pignorano le case agli insolventi, tra cui il figlio di una signora 85enne, Carmen Martínez Ayuso, sfrattata dall’appartamento di Vallecas dove viveva da 50 anni. L’allenatore di allora del Rayo, Paco Jémez, si fa carico della situazione: «Pagheremo noi il canone finché non arriverà un aiuto dalle istituzioni. Io, lo staff e i calciatori». Hanno raccolto 18mila euro in pochi giorni, il Rayo ha contribuito con 15mila euro: «Ma in questo paese ci sono così tante Carmen…».