Come Thomas Tuchel ha rivoluzionato il pianeta Chelsea

by Cesare Ragionieri

di Cesare Ragionieri

Il periodo di disoccupazione di Thomas Tuchel è durato meno di un mese, per la precisione 29 giorni. Tale è il lasso temporale tra l’esonero dal Paris Saint-Germain e la chiamata del Chelsea, che ha puntato su di lui dopo il divorzio Frank Lampard. Il motivo che lo ha portato ad essere cacciato dal club della capitale francese è l’intervista realizzata pochi giorni prima di Natale all’emittente tedesca Sport1:

«Ad essere onesti nei primi sei mesi al PSG mi sono chiesto: ‘Ma sono ancora un tecnico oppure un politico o un ministro dello sport? Dov’è il mio ruolo di manager in un club del genere?‘ Mi sono detto: ‘Io voglio solo allenare‘. Sono diventato un allenatore per questo motivo ed è ciò che sono ovunque io sia. Basta che ci sia un campo dove allenarsi e un lettore DVD per analizzare i video».

Da Parigi a Londra

La presenza di stelle di calibro internazionale, come Mbappé e Neymar, ha impedito a Tuchel di sviluppare le sue idee all’ombra del Tour Eiffel, relegandolo di fatto ad un ruolo di ‘gestore’ che ben poco gli si addice. Ciò non gli ha impedito di portare il PSG in finale di Champions League nella passata stagione: una cavalcata che solo il colpo di testa di Coman ha impedito che si rivelasse vincente.

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Il 29 dicembre Tuchel è stato esonerato ufficialmente dai parigini, anche se la notizia era nell’aria da giorni. Il 26 gennaio è diventato il nuovo tecnico del Chelsea, che aveva appena esonerato Lampard dopo la vittoria per 3-1 contro il Luton in FA Cup. A fine novembre, i Blues occupavano il terzo posto in Premier League a meno due dalla vetta: nelle successive otto partite, sono arrivate cinque sconfitte che li hanno fatti scivolare all’ottavo posto. Da qui la decisione di cambiare la guida tecnica, con l’obiettivo di riportare il Chelsea tra le prime quattro in classifica. A distanza di cento giorni, non solo il club di Abramovich ha raggiunto la quarta posizione in Premier, ma è arrivato anche in finale di FA Cup e – soprattutto – di Champions League. Non una novità per gli allenatori subentrati durante la stagione al Chelsea, dato che già in passato ci erano riusciti Grant nel 2008 (sconfitta vs Manchester United ai rigori) e Di Matteo nel 2012 (vittoria vs Bayern Monaco ai rigori).

Il Chelsea e Tuchel: la svolta per entrambi

Una sorta di rivincita per Tuchel, che alla fine degli anni Novanta aveva smesso di giocare e deciso di abbandonare il mondo del football. Fortunatamente, per Tuchel ma anche per il calcio, Ralf Rangnick riuscì a fargli cambiare idea e gli affidò la panchina dell’Under 14 dello Stoccarda. Da lì è cominciata la scalata verso l’Olimpo del tecnico di Krumbach, cittadina di quasi 13mila abitanti nel distretto della Svevia, in Baviera. La svolta è arrivata nel 2019, con la chiamata del Magonza. Lascia dopo cinque stagioni per sedersi sulla panchina del Borussia Dortmund, che si affida a lui per la successione di Jurgen Klopp. Proprio l’attuale tecnico del Liverpool, assieme a Pep Guardiola, sono i profili da cui Tuchel ha tratto ispirazione. Assieme a Helmut Gross, il precursore di una rivoluzione tattica tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta in Germania e il padre della marcatura a zona e del pressing alto del calcio teutonico.

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La chiamata del Chelsea ha rappresentato un momento di svolta per Tuchel, ma anche l’occasione per portare le sue idee in Premier League in una squadra che all’apparenza sembrava ideale per il suo credo calcistico. E infatti così è stato, dato che l’impatto del tecnico tedesco dalle parti di Stamford Bridge è stato semplicemente incredibile. Delle 24 partite giocate dal suo arrivo a Londra, il Chelsea ne ha vinte ben 16 (6 i pareggi e solo 2 le sconfitte). Il dato più incredibile, però, riguarda i clean sheet ottenuti, che sono ben 18. Come detto, i Blues sono quarti in Premier e hanno raggiunto la finale in FA Cup e in Champions League (primo tecnico ad arrivare per due stagioni di fila all’appuntamento finale della massima competizione continentale per club con due squadre diverse). Inoltre, da quando è al Chelsea, Tuchel ha già battuto allenatori del calibro di Simeone, Mourinho, Ancelotti, Klopp, Zidane e Guardiola. Proprio contro quest’ultimo, battuto nella semifinale di FA Cup, il tedesco giocherà la finale di Champions League di Istanbul.

Come gioca il Chelsea di Tuchel

La campagna acquisti dell’estate 2020 del Chelsea è stata davvero importante. Sono arrivati giocatori del calibro di Havertz (80 milioni), Werner (53 mln), Chilwell (50), Ziyech (40), Mendy (24) e Thiago Silva (svincolato). Per questo, le aspettative nei confronti di Lampard sono state fin da subito elevate. L’ex giocatore dei Blues, però, non è riuscito a trovare la quadratura giusta e ad integrare i nuovi acquisti nei due moduli maggiormente utilizzati (4-3-3 o 4-2-3-1). L’impiego di Werner da punta centrale non ha dato gli effetti sperati, così Lampard lo ha spostato sull’esterno sinistro inserendo al centro dell’attacco Abraham o Giroud. I problemi si sono palesati anche in fase difensiva e nel pressing alto, con una scarsa predisposizione al sacrificio e alle marcature preventive.

Questi, oltre ai cattivi risultati tra dicembre e gennaio, i motivi che hanno portato all’esonero di Lampard e alla chiamata di Tuchel. Quest’ultimo ha deciso con coraggio di rimettersi in gioco a meno di un mese di distanza dall’esordio con il Paris Saint-Germain. Un giorno dopo il suo arrivo a Londra, ha esordito contro il Wolverhampthon pareggiando 0-0. Al tecnico tedesco, Abramovich ha chiesto una netta inversione di marcia, sia dal punto di vista dei risultati che del gioco. E un rilancio dei migliori talenti in rosa, che con Lampard invece di sbocciare stavano lentamente appassendo.

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Tuchel ha strutturato il suo Chelsea su un 5-3-2/5-4-1 in fase difensiva, che si trasforma in un 3-2-5 quando i Blues attaccano. Tra i pali Mendy, acquisto passato quasi inosservato ma decisivo per rendere tranquillità alla difesa dopo i numerosi inciampi di Kepa. Davanti all’ex Rennes, i tre titolari sono Christensen, Thiago Silva e Rudiger, con Azpilicueta e Chilwell a sfrecciare sulle fasce. A centrocampo il tedesco ha dato fiducia a Jorginho, finito nelle retrovie con Lampard: al fianco dell’italo-brasiliano, l’immancabile Kanté. Sulla trequarti Tuchel si è affidato a Mount, alternando al suo fianco uno tra Havertz e Pulisic: in attacco ha puntato su Werner, a segno contro il Real Madrid dopo un periodo difficile in cui ha sbagliato spesso e volentieri gol già fatti. Ripartenza del basso, pressing alto, ripartenze veloci e rapidi ribaltamenti di fronte per mettere nelle condizioni i migliori giocatori di puntare nell’1 vs 1 i difensori avversari: questi gli ingredienti del Chelsea di Tuchel.

L’impatto di Tuchel nella cultura del Chelsea

I sostenitori di Lampard sostenevano che l’allenatore avesse soltanto bisogno di tempo, nonostante sedesse da una stagione e mezzo sulla panchina dei Blues. L’arrivo di Tuchel ha spazzato via tutti i dubbi, visto quanto ci ha impiegato il tedesco per dare forma e sostanza al suo Chelsea. Il clima dalle parti di Stamford Bridge è totalmente cambiato, naturalmente in positivo: non che ci volesse molto, visto che nell’ultimo periodo Lampard e i senatori dello spogliatoio non si parlavano nemmeno.

Il tedesco e l’inglese sono due allenatori diversi, sia tatticamente che nella gestione del gruppo. A Tuchel piace il confronto con i giocatori e spiegare loro i motivi che lo hanno portato a prendere determinate decisioni. Come dimostrano le parole di Rudiger:

«È un allenatore che cura enormemente i dettagli. È esigente. Ma allo stesso tempo ti spiega esattamente quello che devi fare, e ci raccomanda sempre di essere calmi, tranquilli».

La cosa più incredibile è la velocità con cui il tedesco si è lasciato alle spalle il divorzio con il Paris Saint-Germain e ha trasmesso le sue idee ai Blues. Lezione di resilienza, coraggio, professionalità, capacità di adattamento, velocità di esecuzione: Tuchel ha dimostrato di possedere tutte queste skills. Le prossime settimane saranno importanti per il conseguimento degli obiettivi stagionali, ma quel che è certo è che in pochi mesi il nativo di Krumbach ha già rivoluzionato il pianeta Chelsea. 

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