Storia del Kitchee, il “Barça di Hong Kong”, e del suo attaccante ‘brutto’

by Redazione Cronache
Kitchee

Wang Zhenpeng ha 38 anni e faceva il terzo portiere in Cina fino al 2005, quando s’è trasferito a Hong Kong in un club che si chiama Kitchee. La sua carriera è cambiata: ha giocato oltre 330 gare e vinto 8 campionati col club, ora primo in classifica a Hong Kong. «Volevo star qui pochi anni, mi hanno raggiunto moglie e figlia. Non posso tornare in Cina». Dejan Damjanović sognava invece di giocare per Partizan o Stella Rossa. E invece lui, montenegrino nato 41 anni fa a Mostar, fino a 26 anni giocava in Serbia, poi s’è trasferito in Asia. Ha segnato oltre 330 gol in carriera, di cui 200 in 4 stagioni in Corea del Sud. Come Kazu Miura, non vuole smettere. Non mangia pane e cioccolato da 8 anni, ma non rinuncia alla birra. Alcuni tifosi lo presero in giro per l’estetica e lui rispose: «Non mi pagano per essere bello, mi pagano per fare gol». Ne ha già segnati 17 in 16 partite.

 

Kitchee, nove draghi e la Cina

Altro che l’Arsenal di Mikel Arteta: in testa alla Premier League oggi c’è il Kitchee. Non la Premier inglese – naturalmente – ma il campionato di Hong Kong, che si chiama allo stesso modo, però è nato soltanto a settembre 2014 ed è sponsorizzato da una compagnia assicurativa, BOC Life. Ma come mai, se la Federcalcio di Hong Kong è nata nel 1914, il campionato è nato cent’anni dopo? Negli anni Cinquanta, la Federcalcio di Hong Kong si affilia alla FIFA, partecipa alla fondazione della CAF e ospita pure una Coppa d’Asia. Poi però – come nel caso di Cipro – entra in gioco la storia. Prima, Hong Kong viene occupata dalla Gran Bretagna con la guerra dell’oppio, poi torna di competenza della Repubblica popolare cinese, tra proteste e rivendicazioni. Ecco le due anime del Paese, con due poli: Victoria è l’ex capitale dell’Impero britannico, Kowloon una città murata enclave cinese. Proprio a Kowloon (in cinese vuol dire “nove draghi”), nel 1928 si fonda il Kitchee Sports Club. E comunque, prima del 2014 esisteva un campionato, League One, sostituito dalla Premier League odierna in un ambizioso progetto – il progetto Fenice – che rivoluzionasse il calcio a Hong Kong.

 

Il Barcellona di Hong Kong

In tutto questo, il Kitchee ha vinto 11 campionati, 4 degli ultimi 5, ed è primo in classifica ora. Ha superato anni di crisi, è retrocesso in terza serie, ed è tornato trionfalmente in Premier League nel 1992. Sia nel 2014 che nel 2018, il club vince il campionato da imbattuto – come l’Arsenal di Henry nell’omonima Premier League inglese, no? – e partecipa alla Champions League asiatica. Tutto grazie a uno spagnolo, Josep Gombau Balague, detto Pep come Guardiola, che nel 2009 fa l’allenatore nelle giovanili del Barcellona, alla mitica La Masia, e si trasferisce a Hong Kong con l’ambizione di esportare il tiki-taka in Asia. Ci riesce: «I calciatori qui saranno pure meno bravi, ma facendo girare il pallone abbiamo un vantaggio enorme sui nostri avversari». E infatti nasce il “Barcellona di Hong Kong”. Nel 2011, il Kitchee vince il primo campionato dopo 47 anni. Il Paese ha voglia di calcio: nel 2013 viene ospitato il Manchester United, nel 2014 il PSG, nel 2018 viene persino ingaggiato Diego Forlán (che chiude proprio a Hong Kong la sua carriera), raggiunto in estate dall’ex juventino Momo Sissoko. E a inizio 2021 il colpo è il sopracitato Dejan Damjanović.

 

Busquets, Bologna, cantiere

Mentre Pep Gombau nel 2013 lascia Hong Kong dopo due campionati di fila per girare il mondo (Australia, India, Stati Uniti), il Kitchee stringe un accordo col Barcellona e crea una scuola calcio congiunta. Dal 2020 al 2022 poi qui gioca Raúl Baena, cresciuto all’ombra di Busquets al Barça e affianco a Pochettino nel centrocampo dell’Espanyol: Baena, dei 20 spagnoli passati a Kowloon, è forse il più famoso (c’era l’ex bolognese Gavilán). Insomma, il Barcellona di Hong Kong promette bene. Anche se oggi di spagnoli non ce ne sono, semmai 4 brasiliani con doppia cittadinanza e 2 inglesi. Uno è Andrew Russell, 35 anni, è nato a Southampton ma non ha mai giocato con James Ward-Prowse: a 18 mesi s’è trasferito a Hong Kong, ha giocato con Lavezzi e Mascherano in Cina, ora è qui. L’altro è Charlie Scott: fino al 2018 s’allenava col Manchester United di Rooney, Ibra e l’amico Rashford, poi ha giocato part-time in ottava serie inglese, lavorando in un cantiere: «Non ho mai rinunciato al calcio, mi alzavo alle 5 del mattino e correvo 5 km prima di andare a lavoro».