Ovcharenko, Zorya e locomotive. Storia di calcio e guerra a Luhansk

by Redazione Cronache

È il 10 ottobre 2016 quando Vladislav Ovcharenko viene imprigionato nella sua Luhansk dai separatisti. È un tifoso dello Zorya, accusato di lavorare con l’intelligence. Solo dopo un anno viene rilasciato, in uno scambio di prigionieri. A questo punto, cerca un lavoro ma non lo trova. Si trasferisce così a Kiev, dove la Federcalcio ucraina lo assume e coinvolge in un progetto destinato ai reduci di guerra. Il compito di Ovcharenko è sfruttare il calcio come strumento di pace, di distensione. E continua a tifare Zorya, assieme peraltro a un suo amico, di nome Artem Akhmerov, pure lui imprigionato dai separatisti a Luhansk. «Ero in una prigione di otto metri per quattro, con 40 persone. Ora lavoro con la gente, è bello che il calcio riesca ad alleviare la tensione», racconta all’emittente ucraina Hromadske TV.

 

Zorya, palloni e locomotive

Ovcharenko tifa Zorya, il club di Luhansk che dall’estate 2014 gioca però a Zaporizhzhia, 400 km a ovest, per via della guerra. Zorya in ucraino vuol dire “alba” e qui nel 1964 nascono i bianconeri. Che però esistono già negli anni Dieci, quando cioè un professore di ginnastica importa qui un pallone proveniente da Praga. Nel 1922 Lenin ordina la costruzione di uno stadio a Luhansk e l’anno dopo nasce il Metalist. Omonimo del club di Kharkiv in cui ha giocato Papu Gómez, sennonché nel 1923 questo Metalist è strettamente legato allo stabilimento Hartmann, che si dice sia la principale fabbrica di locomotive di tutt’Europa – fondato a Luhansk da un tedesco, Gustav Hartmann, nel 1896. Inizialmente il Metalist – che è poi l’antenato dello Zorya – gioca in tornei regionali e debutta nel campionato del Donbass. A un certo punto, nello stabilimento Hartmann il Metalist si fonde a un’altra squadra. Nasce così il Dzerzhynets, nel 1936. Porta il nome di un modello di locomotiva a vapore. Nel 1937 festeggia la promozione in Serie A ucraina, l’anno dopo vince sorprendentemente il campionato.

 

Brasile, Sheriff e Dnipro

Sembra l’inizio di una grande storia, ma scoppia la seconda guerra mondiale. Serve attendere il 1972 per vedere lo Zorya vincere il primo e unico titolo in bacheca, il campionato sovietico di quell’anno. In estate però il Brasile festeggia i 150 anni dalla Dichiarazione d’indipendenza e si organizza una Minicopa, torneo con varie nazionali tra cui l’URSS. Che vola in Brasile con una rosa quasi interamente composta da giocatori dello Zorya. Il successo dura poco: l’anno dopo, i bianconeri finiscono settimi, poi rischiano la retrocessione e collezionano stagioni anonime. Retrocedono due volte, nel 1984 e nel 1988, poi dopo il crollo dell’URSS c’è una rifondazione. Retrocedono ancora, nel 1996, infine nel nuovo millennio subentrano problemi finanziari. Qui entra in gioco Yuriy Mykolayovych Vernydub, l’attuale allenatore dello Sheriff Tiraspol che in Champions League ha battuto Shakhtar Donetsk e Real Madrid al Bernabéu. È il 2011 quando Vernydub entra in carica, a interim. Ci resta fino a maggio 2019, prende lo Zorya in zona retrocessione e lo porta in Europa League. Nel 2014 si ferma ai playoff contro il Feyenoord, nel 2015 si ferma sempre ai playoff ma contro il Legia Varsavia, nel 2016 accede alla fase a gironi (ma solo perché il Dnipro – ex squadra di Dovbyk e Supryaga – viene squalificato). Poi nel 2017 se non altro evita l’ultimo posto del girone e batte tra l’altro Athletic Bilbao e Hertha. Sorpresa.

 

Gladkyi, Messi e Roma

Nella classifica della Serie A ucraina sospesa ieri, lo Zorya è quarto in classifica. Non gioca una partita a Luhansk dal 27 aprile 2014 e da allora ha perso due finali di Coppa d’Ucraina, nel 2016 contro lo Shakhar di Paulo Fonseca e nel 2021 contro la Dynamo Kiev di Mircea Lucescu. Quella oggi allenata da Viktor Skrypnyk – il primo tecnico ucraino ad allenare in Bundesliga, al Werder Brema, dal 2004 al 2018 – è una formazione che poggia sul 34enne Oleksandr Gladkyi, che nel 2008/09 segnò una doppietta in Champions League al Barcellona di Pep Guardiola con la maglia dello Shakhtar. Non è bastato però Gladkyi, quest’autunno, in Conference League, a portare gli ucraini oltre alla fase a gironi, nel girone con Roma e Bodø/Glimt.